Spiga

Una magia d' amore chiamata neo

Il neo naturale fu cantato nel Seicento - ad esempio dal poeta Giambattista Marino - come nascondiglio dell' amore pronto ad attaccare colui che ne è rimasto affascinato.

Nel 1763 apparve a Parigi una Enciclopedia schematica ovvero quadri delle acconciature alla moda, col sottotitolo: Introduzione alla conoscenza delli chignos, dei pompon, dei diavoletti per i ricci, del bianco di cerussa, dei nei, dei trucchi per ridere, dei bigliettini dolci, dei bigliettini amari e di tutta l' argenteria di Cupido.
Dunque il neo era un' arma nelle mani del dio dell' Amore.


Nel Settecento accanto alle toilette della dama si davano convegno gli amici e gli adoratori: si chiaccherava, si spettegolava, si faceva la corte alla bella e si ritagliavano nei.

Questo, agli occhi dei testimoni del tempo, il rito dell' acconciatura parigina settecentesca:

Scelto, posato, graduato il rossetto, la toilette del viso era fatta solo a metà: restava da darle l' esprit, il piccante. Restava da disporre, da seminare come per caso, con fantasia provocante, tutti quei piccoli pezzi di tela gommata chiamati dai poeti mosche nel latte. L' ultima parola della moda era di cercare un posto per questi grani di bellezza tagliati a cuore, a luna, a cometa, a stella, a spoletta. E quale attenzione nel gettare con grazia sul viso i più raffinati fra questi richiami d' amore usciti da una famosa boutique di via Saint-Honorè: il tirabaci, l' equivoco, l' assassino all' angolo dell' occhio, il maestroso sulla fronte, il galante nel mezzo della gota, il civettuolo e il malandrino presso le labbra. La moda andò più lontano e a un certo punto le donne portarono sulla tempia destra delle mosche di velluto grandi quanto una moneta e si vide persino, sulla tempia della graziosa madame Cases, una mouche contornata di diamanti.


Ma la voga del Sei-Settecento per i nei non riguardava solo le donne. Il padre Agostino Lampugnani, attento osservatore delle mode del suo tempo, scriveva che quella moda era seguita "non solo dalle femmine, ma dai maschi ancora, i volti dei quali, soprattutto dei giovani, appariscono sovente con strana finzione anneriti e perturbati non di minuti nei, ma di grossi e ridicolosi".

La Rivoluzione francese non interruppe la moda dei nei: la signora elegante ora si chiamava "cittadina", ma si ornava di piume e di nei come sua madre e sua nonna.

Lo scrittore francese Balzac ci dice che nulla cambiò anche negli anni successivi: "Si crede che i nei del Settecento siano stati dimenticati o soppressi" - scriveva il La cugina Betta - "ma non è vero. Valeria che voleva far colpo, per quella serata si mise tre nei".